Enrico Porta

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RICORDI E RIFLESSIONI (Racconto)

 

Natale 1954. In un angolo della sala, molto grande e molto alta, almeno mi sembrava quando avevo sei anni, appoggiato sul parquet lucidato e profumato di cera, era stato composto un piccolo ovale di binari metallici grigi; da uno di essi uscivano due fili colorati, uno rosso ed uno marrone che si collegavano ad uno scatolotto metallico blu sulla cui parte superiore brillava un rosso occhio magico sovrastante una manopola. Al centro di questo ovale era stata collocata una scatola di cartone rosso e sul coperchio una stampa riproduceva un treno che sfrecciava con a capo una locomotiva (BR23). A grandi lettere, a stampatello minuscolo, una scritta che riuscivo a leggere con difficoltà:  “MARKLIN”. Non ricordo cosa provassi ad aprire quel dono di Natale, emozione o curiosità, ma subito mi sentii felice di aver ricevuto un regalo che allora avevo visto dall’esterno di un negozio in galleria con il naso appiccicato alla vetrina. Tolto il coperchio della scatola, appoggiati in divisori di cartone giallo, erano riposti una locomotivetta nera di plastica (DB89) e tre vagoncini merci. Un pianale a sponde basse marrone, un carro basculla ribaltabile rosso, un carro bianco con la scritta  “KULWAGEN” che mi fece sorridere un po’ non sapendo che cosa significasse.

Sotto l’occhio attento e vigile di mio padre, composi il mio primo convoglio e dopo qualche breve spiegazione sull’uso del trasformatore, feci partire il treno ad una velocità moderata. Ma il piacere di un bambino non è legato alla lentezza, ma alla velocità; se può fa tutto naturalmente di corsa: pensa, mangia, parla, si muove, intuisce, gioca; quindi il treno doveva muoversi alla massima velocità con le lampadine alla massima luminescenza. Mi piaceva vedere come vorticosamente ruotavano le bielle e le ruote stesse, quasi da non distinguersi, e la fatica che faceva il treno in curva per vincere la forza centrifuga e non uscire dalla sede dei binari. Dovevo stare attento quando si avvicinava mio padre e ridurre la velocità ed anche il mio gioco cambiava; mi divertivo a caricare al volo gli unici due vagoncini aperti con caramelle, noccioline e quant’altro ci potesse stare.

Non ho altri ricordi di quel lontano Natale; con difficoltà ricordo i volti giovani dei miei genitori e di mia sorella. Ben inciso invece rimane nella mia memoria il ricordo di quel magico momento che fece scaturire in me la passione per il “trenino” e che da oltre cinquant’anni mi accompagna nel mondo del fermodellismo. Ogni vola che ricevo un regalo, per Natale o qualche speciale ricorrenza, spero sempre di riceve qualche oggetto legato al mio hobby e rivivo con intensità e piacere il mio primo momento da “ferroviere”. Forse sono rimasto ancora un  bambino…..?

 

                                                                                                                  ENRICO PORTA

 

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