Märklin sulle riviste

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a cura di Piero Chionna

LA STAMPA

Martedì 30 Ottobre 1990

Le quotazioni di alcune locomotive in miniatura superano i 40 milioni

Il re degli hobby viaggia in treno

Preziose rotaie, piacciono anche a Patrese

Quando è nervoso, o stanco, pensa ai suoi trenini e si rilassa. Poi, magari, sale in auto e spicca un gran tempo. Riccardo Patrese, uno dei campioni di Formula 1, vive con i bolidi da 300 all’ora, ma ama le ferrovie in miniatura. E a Padova si è comprato un appartamento per ospitare, in bacheche che vanno dal pavimento al soffitto, la sua stupenda collezione di modelli della Märklin, la Ferrari dei trenini. E’ in buona compagnia: l’ex Presidente Ronald Reagan, ad esempio, l’attore Kirk Douglas, il cantante Gilbert Bécaud.  E poi manager, professionisti, tecnici, fotografi, commercianti. Ma l’amore per una bella locomotiva tocca un po’ tutti, senza riguardo a cultura e censo, con una differenza: alcuni “giocano” con i modellini, costruendosi un plastico, altri, i collezionisti puri, si limitano ad ammirarli, tenendo al massimo un piccolo ovale per provare ogni tanto i pezzi migliori. Sono centinaia le ditte, piccole e grandi, che producono trenini. Né mancano raffinati artigiani che costruiscono mini serie o esemplari unici, generalmente in ottone, nelle varie scale (il rapporto fra le dimensioni della riproduzione e quella dell’oggetto reale) del modellismo ferroviario. Tra le più famose, le tedesche Märklin, Trix e Fleischmann, le svizzere Fulgurex, Lemaco e Metropolitan, le italiane Lima e Rivarossi. In effetti, tale tipo di collezionismo ha conosciuto in questi anni un vero boom – è stato un fiorire di aste miliardarie (famosa quella di Londra del Conte Giansante Coluzzi), borse mercato, negozianti specializzati – che ha toccato soprattutto i prodotti Märklin. E per un motivo assai semplice: è la più antica del settore (fondata nel 1859, fabbricava accessori in latta per case di bambole), è stata la prima a presentare un sistema treno-binari (a fine ‘800 alla Fiera di Lipsia), ha saputo progredire rimanendo fedele alla tradizione. << Noi – dice con un sospiro di sollievo Wolfgang Stein, responsabile del prodotto Märklin – ameremmo che la gente giocasse di più con i nostri treni, i padri con i figli, anche per creare un logico cambio di mercato, ma naturalmente rispettiamo il collezionismo. Abbiamo, ad esempio, un servizio di restauro che ogni anno tratta migliaia di nostri pezzi antichi >>. La  Märklin, che è situata a Göppingen, nei pressi di Stoccarda, ha 1750 dipendenti, produce mezzo milione di macchine e un milione di vagoni all’anno per un valore di 122 miliardi di lire, nell’88 ha immesso sul mercato 149 nuovi articoli. << Troppi, li ridurremo a una cinquantina >> promette Stein, che sa bene come le consegne siano perennemente in ritardo, con disappunto dei collezionisti che hanno il problema di inseguire i vecchi pezzi e di non perdere quelli nuovi, almeno i più belli. << Ormai la scala più diffusa è quella H0, con un rapporto 1/87 – spiega G.A., che ha fatto del suo negozio nella vecchia Torino un piccolo centro di appassionati – .  La gente si prenota con mesi di anticipo , ma non sempre è possibile accontentare tutti. Ci sono certi esemplari, costruiti in serie limitate, che spariscono dal mercato. Adesso c’è grande attesa per un treno americano composto da tre elementi che viene prodotto solo nel ’90 e che in Italia sarà disponibile a metà novembre >>. E sì che le locomotive, i locomotori, i vagoni, realizzati in metallo o in plastica con i colori delle varie compagnie ferroviarie, non sono davvero regalati  (<< Ah, il marco, ah,  i sistemi di distribuzione italiani >> borbottano gli appassionati): 200-300 mila lire per un bel pezzo sono una spesa normale. Il treno USA – un poderoso diesel di 52 cm di lunghezza, sigla << GM EMD F7 >>    dovrebbe costare sul mezzo milione. Ma il gioco diventa più pesante (e affascinante) quando si entra nel campo dell’antico. C.G. , collezionista di Bologna diventato commerciante quasi per caso, dice: << Alcuni pezzi sono quasi introvabili. E non sto certo a parlare dei primi treni a orologeria o delle grandi locomotive degli anni ’30 con i loro corredi di stazioni e accessori dipinti a mano: la produzione anteguerra ha valori da antiquariato. Ma anche molti modelli costruiti negli anni ’40  e ’50 sono ormai autentici tesori. Li trovo soprattutto in Germania, dove c’è un ricco mercato e si svolgono numerose aste. Senza arrivare ai vertici di una << E800 LMS >> del 1938 – una locomotiva in metallo lunga 25 cm che il catalogo Koll’s, bibbia dei collezionisti Märklin, valuta, più o meno, 60 mila marchi (45 milioni) – o di altre rarità, la lista dei vecchi pezzi di valore è ampia. C’è chi è disposto a fare follie per una piccola << TP800 >> o per una imponente << SK800>>, due nere vaporiere, chi per un << CCS >> più noto come << Coccodrillo >> (un locomotore svizzero verde o marrone di cui esistono numerose versioni), chi per un << Northlander >>, un supertreno con i colori canadesi giallo e blu o per l’incredibile << ST800 >>, un pezzo di fantasia prodotto con livrea rossa o blu o verde. Si parla di svariati milioni. Ma è un collezionismo che non riserva sorprese, perché le quotazioni sono in continuo aumento (negli anni ’70 l’<<ST>> si trovava per 2-300 mila lire, oggi siamo a 4 milioni) e le eventuali cessioni non comportano perdite, come accade in altri settori. << Però attenzione – concordano A. e G., che hanno anche laboratori di restauro – conta lo stato di conservazione, la freschezza del pezzo. E incide la presenza o no della sua scatola originale, di cartone rosso nei modelli più vecchi, qualcuna addirittura in legno. Occhio anche ai falsi. C’è chi piglia una macchina di valore medio e la rivernicia con i colori di una versione molto più rara >>. Insomma, anche collezionare treni non va fatto alla leggera. Quale papà affiderà mai alle ruvide manine del proprio pargoletto una mini-locomotiva d’annata? Si rischierebbe l’infanticidio. Per non parlare di eventuali divorzi da mogli gelose e, magari, preoccupate del conto in banca, anche se questi treni valgono più dell’oro.

                                                                                                              Michele Fenu

 

Questo articolo mi ha dato l'idea di compilare un elenco degli articoli che le riviste fermodellistiche italiano hanno dedicato a prodotti e plastici Märklin. 

Elenco aggiornato al 6 febbraio 2007

 

aggiornamento del 17 gennaio 2008

Riporto in formato pdf alcuni articoli ormai introvabili a causa della scomparsa delle riviste in cui apparivano.

Plastico 1 - giugno 1979

Plastico 2 - dicembre 1979

Plastico 3 gennaio 1982

Plastico in valigia - scala Z - luglio 1982

Presentazione del 3056 - novembre 1976

aggiornamento del 19 gennaio 2008

3024 contro Roco e RR - settembre 1979

120 anni marklin - dicembre 1979

aggiornamento del 28 gennaio 2008

Ogliari su " La domenica del Corriere" - settembre 1970

La stampa - dicembre 1989

aggiornamento del 2 febbraio 2008

Plastico in scala Z - Val Camonica

Marklin su Ventiquattro - il sole 24 ore - 6 aprile 2003

Recensione DB 104 - luglio 1978

Articolo sulla Stampa - ottobre 1990

aggiornamento del 21 aprile 2008

Articolo sul Sole 24 Ore - 10 agosto 2001

Milano finanza 6 dicembre 2003

Repubblica 2004

Le recensioni e i reportage dei nostri plastici sulle riviste:

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